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American Song Contest: AleXa in Corea del Sud per trovare le sue radici e diventare diva del K-Pop

Lunedì 9 maggio si è svolta la finale del tanto discusso American Song Contest. A trionfare è stata AleXa, la rappresentante dell’Oklahoma, con la sua “Wonderland”.

La vincitrice può vantare per la sua hit k-pop “Wonderland” degli autori del calibro di Albin Nordqvist, Andreas Carlsson, Bekuh Boom, Ellen Berg, Moa Carlebecke. E quest’ultima non è altro che la Cazzi Opeia che abbiamo visto all’opera al recente Melodifestivalen in Svezia.


Nelle interviste successive alla sua vittoria ha avuto modo di raccontare la sua storia e questo le ha permesso di poter andare in Corea del Sud per lanciare la sua carriera e ritrovare le sue radici.

In una intervista infatti ammetteva che “mangiare kimchi era uno dei pochi riferimenti culturali legati alle mie radici coreane”.

La madre di AleXa infatti è stata adottata da una famiglia americana e non ha alcuna notizia o legame con la nonna biologica in Corea.

Mentre la sua carriera nel K-Pop sembra essere ben avviata anche in Asia, trovare notizie della nonna biologica sembra essere ben più difficile. Le leggi coreane relative all’adozione sono molto rigide e non permettono di recupera molti dettagli.

La legge coreana infatti mette la privacy della famiglia naturale al di sopra dei diritti del figlio dato in adozione. Questo è stato necessario soprattutto a partire dagli anni ’50, dopo che la guerra in Corea ha accentuato il fenomeno delle adozioni internazionali. I molti figli di madre coreana e padre straniero (nella fattispecie soldati americani) non erano ben accetti in un paese allora molto legato all’omogeneità etnica.

AleXa rivela quindi che l’unico modo per facilitare la ricerca sia un passo da parte della famiglia biologica, che permetterebbe loro di ottenere tutti i dettagli della famiglia adottiva. Un processo quindi assai complicato.

La cantante non si da per vinta e nella sua esperienza asiatica è convinta di poter trovare nuovi dettagli utili. “Spero in futuro di poter incontrare alcuni dei miei familiari coreani. Sarebbe bellissimo”.

Un video messaggio dei genitori di AleXa durante un suo concerto a Seoul

L’avventura all’American Song Contest

Quando NBC ha contattato AleXa, che da tempo seguiva anche l’Eurovision Song Contest, per lei si è presentata una enorme occasione di portare il K-Pop nei salotti di milioni di famiglie americane.

“Come posso rappresentare la mia canzone, quale direzione voglio prendere e soprattutto come posso catturare l’attenzione del pubblico americano pur rimanendo fedele al K-Pop?” questo il suo primo pensiero.

Per lei anche la grande responsabilità di poter diventare un modello per i tanti american-asian teenager. Ricorda di come da bambina il suo unico riferimento fosse il cartone animato Mulan. “Ma lei era cinese ed io coreana-americana. Non proprio la stessa cosa”.

Ma è grazie a band coreane come le Blackpink o i BTS che il K-pop è diventato virale ed un modo di accettarsi per tanti ragazzini americani.

Ed il fatto che ci siano anche artisti non coreani (o almeno non interamente) a fare K-Pop sia una grande risorsa per la Corea. “È un paese molto tradizionalista e avere idoli stranieri non può che essere positivo e far aprire tanti occhi”.

Fonte: The Star