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I ritiri più clamorosi dell’Eurovision – Parte 2

Nella storia dell’Eurovision vi sono stati dei ritiri davvero clamorosi. Delle volte è cambiato solo il cantante che avrebbe dovuto rappresentare un paese, mentre altre volte il paese si è proprio ritirato dalla gara. Vi abbiamo già dato un primo assaggio e questa settimana continuiamo il nostro viaggio (Parte 1 disponibile cliccando qui) tra i ritiri che noi consideriamo imperdibili.

A Flame is Burning! Si, tra Russia e Ucraina

Che la Russia e l’Ucraina non siano la famiglia della Mulino Bianco è abbastanza risaputo. Nel 2017 però ne succedono di tutti i colori.

La storia inizia il 22 marzo 2017 quando l’Ucraina scoprì che la rappresentante russa Julia Samoylova aveva svolto dei concerti in Crimea nel 2015. Stando alle ultime sanzioni ucraine, nessun cittadino russo che si è recato prima del 2017 in Crimea è il benvenuto a Kiev. Nonostante i ripetuti inviti da parte dell’EBU di cambiare rappresentante, la Russia si incaponisce e annuncia il proprio ritiro il 13 aprile 2017. Tuttavia, la canzone rimane inclusa dell’album dell’evento.

Julia Samoylova la ricordiamo anche per aver regalato alla Russia, nel 2018, la prima non qualificazione alla finale dell’Eurovision.

Il primo e unico ritiro della Francia

È il 1974 e la Francia avrebbe dovuto esser rappresentata da Dani con la sua La vie à 25 ans. Tutto sembrava andare per il verso giusto fino a quando il Presidente della Repubblica francese, Georges Jean Raymond Pompidou, morì all’improvviso.

I funerali coincidevano con i giorni in cui si sarebbe dovuto trasmettere lo show musicale e quindi per rispetto e per onorare il loro ex presidente, i francesi decisero di ritirarsi dal concorso pochi giorni prima del suo inizio.

Bang Bang! Maruv e le domande di Jamala

Se nel 2019 l’Italia era data tra le favorite con Mahmood, anche l’Ucraina era data fra le favorite con la canzone Siren Song di MARUV. Peccato però che a Tel Aviv l’Ucraina non ci fosse.

Dopo la vittoria a Vidbir 2019, l’emittente ucraina chiede alla cantante di annullare il tour programmato in Russia, pena l’esclusione dall’Eurovision. MARUV è, giustamente, in disaccordo con il contratto sottoposto dalla tv ucraina, che oltre alla richiesta sopra citata includeva multe rigide per ogni infrazione.

La cantante quindi decide, il 25 febbraio, di non essere più la rappresentante ucraina per l’Eurovision 2019 e l’emittente, impossibilitata a trovare un sostituto per gli stessi problemi riscontrati con MARUV, è quindi costretta a ritirarsi 2 giorni dopo.

Quell’edizione della selezione nazionale Vidibir è ricordata dagli eurofan anche per la domanda che Jamala pose a MARUV, ovvero “CRIMEA IS UKRAINE?”. Questa frase divenne così celebre da diventarne un meme eurovisivo.

Israele e la seconda vittoria consecutiva

Israele, dopo aver vinto per la seconda volta consecutiva, ovvero nel 1978 e nel 1979, avrebbe dovuto ospitarlo anche nel 1980. L’emittente israeliana IBA rifiuta di organizzarlo per una seconda volta a causa degli elevati costi per finanziare un’altra produzione internazionale.

L’emittente cercò un finanziamento pubblico, ma il governo israeliano rifiutò la richiesta di estensione del budget. Quando successivamente l’EBU decise la data del Contest in concomitanza con la festività di Yom Hazikaron (la festa nazionale in cui gli israeliani ricordano tutti i caduti in guerra, le vittime di terrorismo, i soldati e tutte le forze di sicurezza), la tv si trova costretta a ritirarsi nonostante fosse già sta selezionata la canzone “Pizmon Chozer” interpretata da The Brothers and the Sisters.

Per lo stesso motivo anche nel 1984 la nazione non partecipò all’evento.

Il 1980 invece è passato alla storia per un altro motivo. Quell’anno, dopo il ritiro d’Israele, il Marocco decise di partecipare alla competizione – ad oggi è la prima ed unica edizione a cui il paese magrebino abbia mai partecipato.