Ultimo appuntamento con la rubrica che spero possa avervi fatto compagnia nel Pride Month, riflettere e sorridere per i vari argomenti snocciolati. E data l’importante giornata, oggi si celebrano i 50 anni dai motti di Stonewall, ho deciso di dedicare quest’ultimo appuntamento ad una questione differente rispetto alle precedenti settimane: il grido di speranza (o di paraculaggine).
L’Eurovision Song Contest nasce con l’obiettivo di unire i popoli attraverso la musica, lottare le discriminazioni di qualsiasi tipo garantendo l’inclusione di tutti. Sul palco nel corso degli anni si sono susseguite persone con differente caratteristiche e si sono susseguiti brani con differenti tematiche, tra cui appunto quello della pace. Måns e Petra non a caso hanno realizzato la canzone Love love, peace peace per descrivere l’Eurovision in a nutshell. Come ben sappiamo, però, non tutti i paesi sono proprio propensi all’inclusione di tutti, soprattutto per quanto concerne la comunità LGBT (ogni riferimento alla Russia di Putin è voluto), eppure nel corso degli anni la scelta dei brani (stranamente) si è mossa proprio in una direzione opposto a quello della politica nazionale. Certo, la musica, l’Eurovision, i cantanti non devono avere a che fare con la politica ed è proprio per questo che questa settimana partendo dai messaggi di pace e inclusione dei brani presentati dalle varie nazioni poche inclusive, cerchiamo di attirare l’attenzione verso situazioni che nel mondo necessitano di essere migliorate e che giustificano il perché tutt’ora esistano manifestazioni come il Pride.
Russia
Come non partire da Madre Russia? When you hear our voices call, You won’t be lonely anymore a meno che tu non sia LGBT, chiaro. Nel corso degli anni le canzoni russe invocano alla pace e all’unione, ad affrontare le avversità e trovare la forza nei momenti di debolezza. Basti ascoltare i brani del 2013, 2014, 2015… insomma, avete capito, se volete un pochino di paraculaggine sapete cosa dover sentire. Nella visione russa apparentemente siamo tutti uguali, le battute sul progetto comunista ve le risparmio dai, a meno che non siate gay, in quel caso siete da eliminare. Recenti sondaggi hanno indicato che la maggioranza della popolazione, cioè l’83% delle persone, si oppone a qualsiasi riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali, considerano gli omosessuali riprovevoli, e sostengono le leggi che colpiscono gli omosessuali. Un sondaggio dell’agosto 2018 alla domanda “se c’è un gruppo di persone che cerca di utilizzare le questioni LGBT per attaccare la fibra spirituale della Russia”, il 63% ha risposto di sì (gomplotto phrocioo!1!!1). Inoltre, nel giugno 2012, Mosca ha accolto una legge che vieta il gay pride in città per i prossimi cento anni. L’anno seguente, il parlamento nazionale (la Duma) ha approvato all’unanimità una legge che proibisce la distribuzione di materiale propagandistico a sfondo omosessuale, rivolto ai minori di 18 anni, in tutto il paese. Ai sensi della legge, è un atto criminale tenere un gay pride, parlare in difesa dei diritti degli omosessuali, distribuire materiale che promuova le istanze delle persone omosessuali o propagandare l’idea che le relazioni tra persone dello stesso sesso siano uguali a quelle etero. Insomma, un paese proprio inclusivo e pacifico come descritto dalle canzoni presentate all’ESC.
Azerbaijan
Ci spostiamo di poco geograficamente, ma rimaniamo nella concezione medievale e discriminante. A difesa del paese, se proprio vogliamo, vi è il fatto che a differenza della Russia, almeno si riserva la decenza di non presentarsi con brani ipocriti. Anche se, diciamocelo, dovrebbero essere denunciati solo per aver vinto con quella ciofeca del 2011, è più omofobica quella coppia fasulla che la metà dei brani russi. Comunque, la situazione dei diritti civili nel paese è tragica. Come nella maggior parte degli altri paesi post-sovietici, anche l’Azerbaijan rimane un luogo dove l’omosessualità è una questione circondata da incomprensione e confusione. Non c’è quasi nessuna informazione oggettiva o correttiva sugli aspetti psicologici, sociologici e giuridici dell’omosessualità in Azerbaijan, con il risultato che la maggior parte della società semplicemente non sa quello che l’omosessualità è. Tra di loro si annovera anche l’ultimo rappresentate della nazione: Chingiz. Certo, bono da morire, ma anche molto chiuso mentalmente. Dopo la partecipazione si è dichiarato turbato del comportamento dei fan maschi che lo hanno abbordato, nonché si è lanciato in dichiarazione al limite del body shaming. BUON 1918.
Armenia
Non va certo meglio nel paese vicino. L’Armenia, che può contare di aver portato implicitamente la canzone più phrocia del Caucaso, ovvero Apricot Stone (PAZZESKA), ad oggi, la costituzione limita il matrimonio alle sole coppie formate da persone di sesso opposto. Inoltre, dal 2004 un decreto interno al ministero della difesa proibisce ai gay dichiarati di svolgere il servizio di leva; in pratica, contrassegnati come “malati di mente” vengono indirizzati ad uno psichiatra. L’Armenia riparta dalla Myss Keta armena!

Georgia
Il paese è uno dei più incoraggianti dell’Eurovision, pensate a brani come Shine, Three Minutes to Earth, Keep the Faith, For You, Keep on Going. La Georgia è uno dei pochi paesi dell’ex Unione Sovietica che proibisce direttamente la discriminazione contro le persone LGBT nella propria legislazione, del lavoro-correlato o in altro modo, e considera i crimini commessi sulla base del proprio orientamento sessuale un fattore aggravante di azione penale.
Nonostante questo l’omosessualità è considerata un importante scostamento dai valori altamente tradizionali della Chiesa ortodossa prevalenti nel paese, in cui le discussioni pubbliche nei confronti della sessualità in generale tendono ad essere evitate. Di conseguenza gli omosessuali sono spesso bersagli di abuso e violenza fisici.
Macedonia del Nord
Quest’anno si svolgerà il primo Pride della storia della nazione, il tutto nell’anno in cui la nazione ha raggiunto il miglior risultato all’ESC con un brano denominato Pride. Coincidenze? Io non credo. La situazione della comunità LGBT nella nazione non è di certo rosea, nel gennaio 2015 i legislatori macedoni hanno approvato un nuovo emendamento costituzionale che definisce il matrimonio solo tra “uomo e donna”. Speriamo la manifestazione nel paese possa smovere le coscienze della società, e che la partecipazione del nuovo idolo della patria, ovvero Tamara Todevska possa contribuire ad un’adesione estesa.
Finisce qui la rubrica dedicata all’orgoglio LGBT, e augurandoci che sia risultata interessante e utile, vi invitiamo a celebrare il vostro orgoglio, non solo oggi ma quotidianamente. Siate fiere di essere così come siete ‘Cause God makes no mistakes, You are on the right track, baby You were born this way.